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domenica 11 dicembre 2016

Avvento #11


Il castello d'acciaio, L. Sprague de Camp e H. Pratt

 

La luna di quel mondo, osservò Shea, tramontava solo dodici o tredici minuti più tardi ogni sera, invece dei cinquanta della sua terra. Egli e i suoi quattro compagni erano stesi a terra ai margini della radura, dove sorgeva il castello invisibile di Busrane. Non intendevano avvicinarsi fino a che la luna non fosse tramontata.
Mentre attraversavano lo spazio aperto, Shea bisbigliò: - Temo di non riuscire a trovare il cancello. Troppo buio per scorgere i miei segni di riferimento.
- Piccolo inconveniente - rispose Cambina. Shea vide che faceva dei vaghi segni con la sua bacchetta. Dal nulla apparve una debole fosforescenza che poi divenne una fila di sbarre.
Cambina puntò la bacchetta, che si allungò e si fletté come un verme addomesticato. La punta si attaccò alla serratura e vi scivolò silenziosamente dentro. Ci fu un leggero clic.
La bacchetta si ritrasse, poi si infilò tra le sbarre. Al suono notturno degli insetti si mescolò un debole cigolio: il catenaccio scivolò via e il cancello si aprì.
Mentre entravano in punta di piedi, il leggerissimo tintinnio dell'armatura pareva, alle orecchie di Shea, il passaggio del terremoto in una fabbrica di padelle. Cambina indicò qualcosa. In alto, sul muro, c'era una sentinella, di cui si vedevano solo il mantello e il cappuccio, appena visibili e debolmente fosforescenti. Il cappuccio si voltò con la sua nera cavità verso di loro. Cambina sollevò la bacchetta e immobilizzò la sentinella in quella posizione.
Luce e musica si riversavano dalle finestre del salone. Shea, in testa al gruppo perché conosceva il posto e perché aveva il passo silenzioso, stava dirigendosi verso la porta quando inciampò in un'immensa gamba pelosa.
 

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